Ricorda il passato per esplorare il futuro.
d.C.
Goriano Sicoli
Incastonato tra un “abbraccio” di montagne che sembrano stringerlo e coccolarlo durante le quattro stagioni si trova Goriano Sicoli. La sua apparizione all’improvviso, proseguendo subito dopo la piccola stazione ferroviaria, è sempre stata una vista romantica tanto da rapire lo sguardo artistico di un certo Maurits Cornelis Escher.
La parte vecchia del paesino di seicento abitanti circa, in provincia dell’Aquila, è arroccata attorno al campanile della chiesa Madre che svetta imponente. Dal 2009 la chiesa porta i segni del terremoto che scosse l’Abruzzo alle ore 3.32 in una notte d’inizio Aprile. Camminare tra le strette stradine del centro storico può essere un’esperienza romantica d’inverno, con l’impressione di essere stati catapultati come piccole statuette in un presepio natalizio. O un’avventura medievale negli altri periodi dell’anno, quando un clima più mite accompagna la passeggiata in un’ambientazione con usi e costumi di un’epoca molto lontana. Nel cuore del borgo si trova la casa della sua santa protettrice: “Santa Gemma”.
Leggenda vuole che la piccola pastorella trasferitasi a Goriano Sicoli dal suo paese natale, San Sebastiano, attirò le attenzioni del principe Ruggero di Celano che fece di tutto per conquistarla senza ottenere i risultati sperati. La giovane Gemma fu costretta così a passare la sua esistenza in una piccola cella costruita accanto alla chiesa di San Giovanni, intitolata successivamente a lei stessa, con la possibilità di pregare la bibbia e seguire la messa.
La sua vita di sacrificio e devozione ed il susseguirsi di miracoli che si verificarono in Abruzzo spinsero gli abitanti di Goriano a convocare il vescovo della vicina cittadina di Sulmona, per far ispezionare la salma che rimase quasi intatta. Proclamata Santa i “gorianesi” costruirono un’urna di legno che venne posizionata al centro della chiesa che ora porta il suo nome.
L’11 maggio è sicuramente una data significativa nel cuore di tutti gli abitanti di Goriano e di quelli che come me vi hanno origini radicate, si svolge la festa patronale del paese. Alle 11 di mattina, in un periodo dell’anno che spesso regala giornate climaticamente perfette, l’incontro tra gli abitanti di San Sebastiano e quelli del paese che ormai da secoli hanno adottato l’umile fanciulla, avviene poco fuori il centro abitato d’innanzi alla statua della pastorella che sembra accogliere chiunque sia di passaggio anche solo per curiosità a Goriano Sicoli.
Dopo gli abbracci commossi tra la ragazza che in abiti dell’epoca personifica la santa e la comare che l’accoglierà e proteggerà per i tre giorni successivi, il corteo si sposta davanti l’abitazione che una volta era di Santa Gemma fulcro delle celebrazioni successive.
Ormai valicato il centro storico del paese l’attenzione del viaggiatore più esigente verrà rapita dalla fontana monumentale. Le dimensioni ragguardevoli con sculture acquatiche sparse, ci riportano ad un passato non lontanissimo quando le signore piegate sulle vasche colme di acqua gelida lavavano con forza i panni delle loro famiglie per poi caricarli sulle loro teste erette profumati dai saponi artigianali accuratamente composti a mestiere.
Dal centro del grande fontanone si scorge un’altra prospettiva molto interessante della parte superiore e più vecchia del borgo che impegna, il fotografo più appassionato, a catturare qualche scatto in notturna mentre di sottofondo si ode solamente lo scorrere dell’acqua. La superficie dell’intero paese si estende ben oltre la grande ed imponente fontana monumentale.
Appena finisce la ripida curva della strada adiacente, c’è un’insegna che indica semplicemente BAG; acronimo di Birra Agricola Gorianese. C’è un micro birrificio che produce birra locale con un ingrediente diverso dal solito, il grano di solina tipico della zona, dando vita ad una birra weiss che riempirebbe di gioia il tedesco più devoto al sacro luppolo.
Una scappata da queste parti io la farei sempre, è facile imbattersi nel mastro birraio che compone meticolosamente la sua opera, che non disdegna però un fugace assaggio per un visitatore curioso. Se volete essere certi di bere una buona birra appena arrivati in piazza seguendo le giuste indicazioni, troverete pane per i vostri denti alla “Cantina dei Colangelo” che serve direttamente la BAG di ogni tipo.
Percorrendo il lunghissimo viale principale, luogo di innumerevoli “vasche” rilassanti e contemplative, ci imbattiamo in un muretto che ai più potrebbe sembrare insulso… ma che troverebbe ubicazione in un ipotetico Hard Rock caffè costruito magicamente a Goriano Sicoli.
L’oggetto di culto in questione è racchiuso in due metri circa di calce, una volta tempestati di graffiti inneggianti gruppi musicali, che ha visto la nascita dell’unica band del paese: “I Racika Totale!!! I primi arrangiamenti e strofe di canzoni nacquero proprio qui, sotto un grande albero che garantiva protezione, illuminati da un lampione che a luce alterna regalava la giusta dose di psichedelica.
Dopo aver allietato i palchi di ogni genere nella regione, i Racika si sono sciolti ma troverete sempre un fan in giro per il paese pronto a raccontarvi qualche aneddoto di quei ragazzi vogliosi di cambiare le regole non scritte della musica.
Ed è ora che la natura circostante sferri il suo colpo più bello. Da lontano si vede perfettamente il monte Sirente in tutto il suo splendore. Naturalmente trovandoci in montagna nelle zone circostanti c’è da divertirsi, per gli amanti della bicicletta i percorsi sono stimolanti; Goriano è stato più volte scenario delle tappe del giro d’Italia. Vista la natura polivalente del gorianese si praticano un po’ tutti gli sport, con risultati altalenant.
Il trekking sul monte sirente è da sempre una delle esperienze più dure ma decisamente travolgenti che si possano provare. Partendo da un rifugio appena attraversato il paese di Secinaro, il primo dislivello di circa 800 metri di altezza, mette subito a dura prova i più abili degli alpinisti. Parliamo di un’estate appena volta al termine, settembre è entrato da poco e la giornata è perfetta sotto il profilo del meteo. Il sole sorge forte e caldo alle ore 8 del mattino quando io ed un nutrito gruppo di amici ci troviamo ai nastri di partenza. C’è subito un bosco fitto di alberi che creano un riparo refrigerante che non da alcun punto di riferimento.
Gli arbusti sembrano elevarsi fino al cielo blu e bucarlo di netto, mentre Harry Potter ed i suoi due inseparabili amici spuntano sprezzanti sulle loro scope volanti durante un allenamento di quidditch (beh forse u po’ troppo fantasiosa come scena). Dopo circa un’ora di bosco improvvisamente finisce la zona ombreggiata.
Il sole complice l’occhio abituato ad una lunga esposizione alla scarsa luce naturale, acceca la vista completamente per qualche istante, subito dopo l’imponente immagine della rocciosa vetta del monte sirente regala un’emozionante con un suggestivo spettacolo della natura; per un attimo ricordo nitidamente di essere stato disorientato da cotanta bellezza e catapultato per un momento a qualche chilometro di distanza sulle Dolomiti d’Italia. Quella vetta deve essere per forza conquistata. Ora il sole è ancora più caldo e ci accompagnerà per il resto della camminata verso l’arrivo. Lo strappo per completare l’opera è duro ma deve essere rapido e deciso.
Giunti sulla parte che qualche anno fa anche in questo periodo sarebbe stata innevata siamo stremati ma per nessun motivo al mondo ci passa per la mente l’idea di fermarci. Ultimo stop prima della volata finale con una carrellata di foto e qualche aneddoto sulla sottostante valle subequana, e finalmente conquistiamo la vetta tanto desiderata, crollando, almeno io, in un profondo sonno soddisfatto. La discesa sembra sempre essere una passeggiata da ragazzi ma mette costantemente a dura prova la resistenza, quasi un esame finale prima di festeggiare tutti insieme nel rifugio da dove eravamo partiti. Di ritorno l’amante della montagna più intraprendente potrebbe imbattersi in qualche via tracciata sulla falesia di Castelvecchio Subequo.
Una posizione agevole e le autostrade raggiungibili in poco tempo, regalano opportunità anche agli amanti del mare. Era un rovente mese di luglio, e per convincere Martina che anche in Abruzzo c’è un mare clamoroso, come si dice a Roma, decido di portarla a Vasto marina.
Se siete interessati ad altri articoli sull’ Abruzzo ed in particolare a Vasto marina leggete il nostro articolo > Vasto, la spiaggia senza sabbia.
Le prime località balneari sono molto più veloci da raggiungere, in poco più di mezz’ora si arriva a Pescara ma noi spezzando il viaggio con una notte a Goriano, in un’oretta e mezza prendiamo possesso della tenda del campeggio che abbiamo scelto per passare la notte. Appena montata la tenda seguiamo le fila delle viti che a strapiombo si affacciano sul mare. C’è il grande trabucco di legno tipico della zona sospeso sulle acque ed una lunga distesa di bianchi sassi a comporre una spiaggia naturalistica bellissima mentre il denso blu del cielo sembra toccare quello del mare.
Qualche giorno a Goriano Sicoli, in uno degli alloggi che i paesani mettono a disposizione dei turisti e facilmente dalla montagna si passa al mare. Se scegliete di soggiornarvi non dimenticatevi assolutamente di farvi preparare dalla signora del posto un piatto di “taccozze”. La pasta viene ammassata con acqua e farina e tagliata grossolanamente lunga quanto basta con uno spessore molto compatto. Al sugo o al tartufo?? A voi la scelta amici. Potete fare però l’en plein il dodici di agosto, quando il piatto nelle due varianti viene servito durante la sagra del paese.
La proloco dirige l’organizzazione della settimana a cavallo di ferragosto denominata “settimana gorianese”. Nei sette giorni che dividono a metà il mese prediletto per le vacanze nel bel paese, si organizza una seconda sagra culinaria con protagonisti i ceci, altra eccellenza della zona, con relative serate musicali ad allietare le cene ed attività motorie come la passeggiata ecologica oltre ad una serie di giochi popolari che rievocano i goliardici antenati. Praticamente tutte le attività si svolgono nella spaziosissima piazza centrale teatro di ogni evento mondano.
Oltre i luoghi religiosi c’è una storia esoterica che crea sempre la giusta suspance. C’è un piccolo sentiero in salita che porta ad una zona circondata da soli alberi e natura a perdita d’occhio: la grotta. Amata molto dai più piccoli del paese, dove possono mettere alla prova le loro attitudini da esploratori.
La ricerca nell’oasi naturalistica termina quando dietro la fitta sterpaglia appaiono i resti di una vecchia chiesa colpita da un fulmine in una giornata serena mentre un muratore in fase di demolizione scagliò il suo piccone sulle mura dipinte. L’esplorazione delle aree circostanti è un’attività di cui godere assolutamente. Il vicinissimo monte luparo è una meta che porto nel cuore. Un picnic a questa altezza regala una vista del paese alquanto romantica. Da piccoli la tradizione tramandata negli anni spinge i ragazzi del luogo a lunghe “scampagnate” dove misurarsi sin da subito con le proprie doti culinarie.
Le poche piante che garantiscono l’ombra naturale devono essere la base per una sistemazione agevole per poter resistere il più a lungo ad una giornata immersi a capofitto in una condizione primordiale. C’è un luogo che però viene associato automaticamente alla parola scampagnata da queste parti che merita oltre ad una nota scritta, una visita dal vivo per poter provare sulla propria pelle quello che rappresenta a queste latitudini: Il bosco cerro. Dalla parola si percepisce subito che in pochi istanti dal centro del paese si può essere risucchiati in un bosco senza apparente via d’uscita.
La fitta schiera di alberi da cui prende il nome questo luogo disorienta colui che per la prima volta s’imbatte nella scelta esplorativa. Il primo punto di riferimento è palesemente visibile a chiunque decida di vivere questa avventura; “la casetta”, che il sindaco del piccolo comune in provincia dell’Aquila è orgoglioso di mettere a disposizione di chi voglia dilettarsi a cospetto dei rudimentali braceri presenti in loco. Una buona musica direttamente dalle casse della vostra auto e tanto rispetto per la natura sono le condizioni ideali per scoprire l’intera area sino al laghetto popolato di girini che compare magicamente nelle stagioni più piovose. Non posso esimermi dal parlare della radicata tradizione calcistica del paese.
All’ora dell’aperitivo, prima di pranzo o cena che si voglia, concedetevi qualche istante nel bar centrale ubicato come da copione nella piazza di Goriano Sicoli. Tavolate di anziani abitanti che giocano a carte potrebbero rapirvi per ore se non siete abbastanza furtivi. La foto della squadra locale, appesa orgogliosamente dietro il bancone, racconta la vittoriosa cavalcata verso la conquista dell’eccellenza, categoria di tutto rispetto per una realtà cosi piccola ma con dei sani principi che rendono questo borgo d’Italia compatto e coeso da secoli.